“Quella del pane è una grande storia, ricca di sapienza e di poesia, d’arte e di fede che attraversa e abbraccia l’intera storia dell’umanità.

Impastare farina e acqua è un gesto atavico, materno, innesca un processo vitale che nasce, lievita, matura, si rafforza, si rigenera e si tramanda. Ma oggi in particolare le giovani generazioni (tra fast food, ready to eat e ready to cook...) rischiano di perdere, insieme ai legami col territorio e al rapporto con le stagioni, il senso stesso dell’atto nutritivo, le sue valenze salutari, sociali e culturali e conviviali.

Se già nel 2000 avevamo profetizzato l’evento della pizza gourmet, che da cenerentola della ristorazione ha voluto restituire alla pizza il ruolo che le compete, oggi se ne stanno vedendo i limiti, se non il declino. Ma la conferma dei prodromi dei possibili e probabili futuri dell’attività della pizzeria sta emergendo dalle fiere del settore e dai gruppi di ricerca più avanzati: segnali di un’ibridazione tra la panificazione e la pizza, che trasformeranno soprattutto le pizzerie da asporto in luoghi di declinazione dell’arte bianca nelle varietà dei formati e delle farine, tra abbinamenti freschi, realizzati al momento, a cavallo tra tradizione, innovazione e sperimentazione”.

 

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Così, per riappropriarci dell’alimento base della storia dell’umanità, Riccardo Broch, Presidente della Scuola Pizzaioli Margherita 2000 di Abano Terme, sintetizza la nascita di PANE NOSTRO, il nuovo spazio esperienziale formativo per insegnare a fare il pane come una volta, creato in seno alla Scuola Pizzaioli Margherita grazie alla collaborazione di Nello Casoni, Maestro panificatore, origini ferraresi, 88 anni ed ancora tanta voglia di trasmettere a generazioni di panificatori.

“I panettieri sono i Maestri dell’Arte Bianca, cui noi pizzaioli dobbiamo solo inchinarci, vedasi Gabriele Bonci, e mai come in questo momento possiamo aprirci a nuove e antiche esperienze”.

Pane Nostro vuole essere luogo fisico e mentale nel quale riscoprire la tradizione del pane come si faceva una volta, che durava diversi giorni e che non ti gonfiava, ritrovare l’artigianalità manuale e i grani antichi a scapito di additivi chimici e facilitatori di lievitazione, riscoprendo il lievito madre ‘perché l’è come un figliol’ da seguire e crescere con amore, per nutrire corpo e anima”.